La frequenza di analisi delle acque superficiali è una pratica che consente di verificare la salubrità e la sicurezza di tutte quelle acque che possono entrare in contatto con l’uomo. Si intende di superficie quell’acqua che è possibile raccogliere sulla superficie della terra, categoria che comprende i fiumi, i laghi, i mari con gli oceani ma anche tutte le altre conformazioni geologiche che prevedono umidità concentrata.
Essendo queste acque disperse in natura ed essendo anche la fonte di acqua per l’utilizzo umano e industriale, la legge, con il D.Lgs. 31/2001, ha stabilito l’obbligo di analisi, con il preciso scopo di evitare contaminazioni. Leggendo il Decreto vediamo come, all’art.6, venga stabilito che le acque superficiali devono essere analizzate ai punti di prelievo, ai punti di accumulo e di potabilizzazione, nelle reti di distribuzione, negli impianti di imbottigliamento dell’acqua potabile e nelle imprese alimentari.
La frequenza di analisi delle acque superficiali è stabilita sia dal Decreto 31 sia dai vari accordi regionali, i quali, in concordanza con le Asl locali, stabiliscono le tempistiche per le analisi. Il decreto, però, ha stabilito delle frequenze minime di analisi, sotto le quali non è possibile andare.
Per le acque di superficie, cioè quelle destinate al’utilizzo umano attraverso gli acquedotti o da cisterne, la legge prevede che le acque vengano analizzate a cadenza annuale. La quantità di acqua e le tipologie di analisi che devono essere effettuate dipendono, fondamentalmente, dal volume di acqua che lo specifico impianto gestisce nel corso dell’anno. Perciò, in base ai metri cubi gestiti dall’impianto, l’analisi dovrà essere effettuata su una quantità proporzionata di acqua.
La frequenza stringente per il controllo delle acque di superficie è stata inserita nella nostra normativa per assicurare la salute e la sicurezza delle persone, dato che l’acqua è un elemento di vitale importanza e che interessa tutto il corso della nostra giornata.